La cinematografia sovietica muove i primi passi nel 1919 e nel 1920 Pudovkin si iscrisse alla Scuola di Cinematografia di Mosca.
La scenografia, la recitazione e la Regia e Montaggio furono le materie che lo portarono a diventare un personaggio famoso.
Fu, insieme a Lev V. Kulešov, Sergej M. Ejzenštejn e Dziga Vertov, ad usare il montaggio come "specifico filmico" che rappresentando i legami della vita quotidiana,incideva sulla stessa realtà aumentandone la forza emotiva.
Esordisce come regista presentando un documentario scientifico "La meccanica del cervello" nel 1925. Fu però la Trilogia,cioè tre grandi film, che lo consacrò definitivamente: "La madre" del 1926, "La fine di San Pietroburgo" del 1927 e "Tempeste sull'Asia" del 1928. Nei tre film un comune fil rouge lega gli eventi narrati: lo scontro con il Potere e l'Autorità che inizialmente vengono subite, ma poi un violento ripensamento unito alla ribellione del popolo si trasforma in violenta protesta attraverso guerre e conflitti quotidiani: la Rivoluzione.
Con l'ascesa politica di Stalin,e con l'avvento del Cinema sonoro,la vena di Pudovkin si svuota a causa dell'appiattimento al Socialismo realista che spinge alla continua ricerca di forme didattiche, e ottimiste.
Produrrà col sonoro una decina di film tra i quali emerge l'ultimo, "Il ritorno di Vassili Bortnikov" del 1953 che diverrà il suo testamento cinematografico in quanto, morto Stalin, può ripercorrere le trame che lo avevano reso celebre.
Bibl.(Storia generale del Cinema -L.L.Ghilardini)
(Cinema di tutto il mondo -A.Canziani)